A VOLTE RITORNANO
di Maestre e maestri della scuola Longhena (BO)
Il tema della valutazione a scuola è davvero complesso e scivoloso. Come insegnanti della scuola Longhena troviamo difficile riuscire a leggerlo attraverso una sola lente e ogni prospettiva che utilizziamo sembra non riuscire ad abbracciarlo nella sua complessità. Da un lato, sentiamo la responsabilità di una valutazione seria e complessa dei processi di apprendimento delle nostre alunne, dei nostri alunni. Vorremmo riuscire a coglierne i piccoli passi avanti, le conquiste, ad apprezzare quando finalmente Arianna impara a leggere una parola trisillaba, quando Roberto inizia a muoversi con sicurezza nella linea del tempo, anche a cavallo tra prima e dopo Cristo. Vorremmo rilevare con precisione le loro fragilità e punti deboli, così da attivare gli opportuni recuperi e potenziamenti lì dove c’è più bisogno. Vorremmo intrecciare la valutazione all’autovalutazione, stimolando alunne e alunni a chiedersi in che cosa hanno bisogno di allenarsi di più, in che cosa si sentono forti. Al tempo stesso, la scuola non è un laboratorio dove monitorare continuamente azioni e reazioni, dove tenere sotto controllo ogni variabile per valutare al millesimo l’efficacia di ogni nostro intervento. Anche se fosse possibile avere questo tipo di controllo, anche se fosse possibile averlo simultaneamente per ciascuno dei nostri venticinque alunni, non è un’immagine che ci scalda, non è quello a cui pensiamo quando sogniamo la scuola. Sappiamo che la valutazione è un aspetto importante del nostro essere maestri, ma che ce ne sono tanti altri che non possono essere sacrificati. Sappiamo che la didattica e l’educazione fortunatamente sfuggono ad un riscontro immediato, hanno bisogno di tempi lunghi, distesi, di azzardi e salti nel buio. Vorremmo trovare un equilibrio tra un approccio più scientifico e sistematico e la dimensione più artigiana, calda, della valutazione; consapevoli di quanto può pesare lo stigma del voto, di uno sguardo adulto in cui non ci si riconosce, che ingabbia. Ci troviamo quasi in imbarazzo per la complessità del compito, per l’importanza di imparare a muovercisi in punta di piedi…
Fortunatamente arriva il nostro Ministero del Merito a toglierci da questo imbarazzo, con un ritorno ai giudizi sintetici che trancia con la motosega ogni questione didattica, ricerca scientifica o riflessione docimologica in onore della semplicità dei bei vecchi tempi. Perché alla fine la domanda da porsi sul bambino è solo una: è intelligente o è un asino? Questo vogliono sapere i genitori e questo gli dobbiamo dire, e buona grazia che per questa volta avremo ben sei giudizi, mentre la stella di merito e il cappello con le orecchie ce li teniamo in serbo per il prossimo anno scolastico. Troviamo estenuante dover ancora lottare su questioni del genere quando sfide educative ben più urgenti e complesse ci chiamano in causa ogni giorno E’ come non riuscire a mettere a punto la macchina a idrogeno perché il capo è ancora indeciso sulle ruote: meglio tonde o quadrate? Crediamo nell’importanza di una valutazione che non si limiti a liquidare in una parola i profondi processi di chi apprende, il loro continuo interfacciarsi con mondi di sapere, il loro co-costruire cultura. Una valutazione che pur imperfetta provi a restituire la complessità di tali processi, che guidi lo sguardo dell’insegnante per individuare fragilità e punti di forza. Una valutazione che sia strumento per l’apprendimento e non il suo fine ultimo. Troviamo inoltre deliziosamente concentrico come questo ritorno a una valutazione approssimativa per giudizi, sia frutto di una valutazione altrettanto approssimativa dell’efficacia del nuovo metodo valutativo a livelli e per obiettivi, frutto invece di un lungo lavoro di ricerca e condivisione degli insegnanti stessi Al posto di averne saggiato l’efficacia attraverso ricerche e studi scientifici, o di aver coinvolto le centinaia di maestre e maestri che si sono spesi per mettere in atto questo nuovo modo di valutare, così da capire cosa funzionava e cosa si poteva effettivamente migliorare, si è preferito affidarsi al sentito dire e, banalmente, tornare indietro. Non ci è chiaro come si possano prendere lezioni di valutazione da chi si muove in un modo simile. Vorremmo capire cosa fare ora, come opporci a questa ennesima scelta anti-pedagogica, anti-didattica, anti-scuola. Come farlo in tante, come essere efficaci. Faremo le nostre valutazioni.