TEMA
Disciplina, didattica, innovazione e tradizione: quali prospettive per la scuola italiana?
di Noemi Giustacchini
L'insegnamento è sicuramente uno degli aspetti che maggiormente influenza il futuro della società. Sono infatti l'insegnamento e l'educazione che plasmano il carattere di tutti noi e formano il nostro modo di pensare. Di tutti noi, e perciò anche di personaggi illustri e di coloro che prenderanno decisioni anche per noi. È per questo che l'insegnamento e la scuola sono da sempre aspetti in continua evoluzione e soggetti a cambiamenti. La speranza che da qui parte è quella di creare un futuro e una società migliori.
Molti esperti esprimono dunque il loro parere, qualcuno in modo tradizionalista e altri in modo più innovativo. Morin, filosofo francese, ha sicuramente delle idee rivoluzionarie. Egli parte dal presupposto che imparare non vuol dire semplicemente conoscere delle nozioni, ma “sapere realizzarsi come individui nelle proprie capacità e attitudini specifiche, e significa anche essere in grado di costruire legami all'interno di una comunità”. Morin valorizza l'errore, considerandolo un'opportunità di crescita, e disprezza invece le punizioni. Sostiene un'educazione fatta di tante incertezze, come la vita, piuttosto che di certezze apprese dai libri. Predilige “un approccio alla conoscenza multidisciplinare”, sostenendo che la separazione delle materie non abbia più alcun senso. Per quanto concerne l'insegnante, Morin vorrebbe vedere i voti sostituiti dai loro giudizi e commenti, e sostiene che si dovrebbe dare priorità al dialogo piuttosto che alla trasmissione univoca del sapere dal docente allo studente.
Ma se da un lato abbiamo delle idee così rivoluzionarie, dall'altro vediamo che il governo inglese cerca di reinstaurare una certa disciplina nelle proprie scuole chiamando perfino un educatore comportamentale. Le teorie da cui attingere sono molte, forse troppe. Si parte dall'esperto Paul Dix fino ad arrivare a modelli di scuole come 'Summerhill school', “una scuola libera e democratica dove i bambini possono scegliere di non andare a lezione e i loro voti contano quanto quelli degli insegnanti”. Le teorie di Paul Dix focalizzano l'idea di abolire i premi per i bravi e le punizioni per i “somari”. Secondo molti però la migliore strategia per educare gli alunni sta negli insegnanti, nel loro modo di relazionarsi tra di loro e con i ragazzi e nel loro modo di trasmettere il sapere. Sono loro i veri esempi e modelli per i ragazzi.
Insomma, molte sono le idee e le proposte, e se saranno giuste e sbagliate forse solo il tempo lo saprà stabilire. Nel frattempo posso dire che considero centrale e fondamentale il ruolo degli insegnanti. Con il loro modo di relazionarsi e di insegnare essi possono guadagnarsi la stima, il rispetto e l'ammirazione dei ragazzi. Possono trasmettere valori importanti per la loro vita. E, loro compito principale, gli insegnanti trasmettono un sapere. Sapere perché ognuno sviluppi il proprio senso critico. Sapere curioso, vivace, che stimoli i ragazzi a una ricerca continua e senza fine. Sapere attivo, non una serie di nozioni passive da imparare a memoria, come si faceva tradizionalmente in passato. Sapere autocritico, che sappia far imparare dai propri errori e li consideri un'opportunità come dice Morin. E, soprattutto, un sapere mai fermo perché, come ormai tutti sappiamo, non si smette mai di imparare.
Disciplina e didattica, due aspetti strettamente intrecciati, trovano espressione nella figura dell'insegnante. Puntare sull'innovazione, senza sconvolgere radicalmente quello che è sempre stato, ma puntando , come poco fino ad ora si è fatto, sugli insegnanti. Questa è la ricetta che permetterà alla scuola di diventare maestra di vita, come si diceva una volta, in grado di educare veramente a pensare, di impartire “life skills” e di trasmettere valori.
Postfazione di Angela Verzelli.
In una classe quarta si è affrontata la discussione relativa alle innovazioni in atto nella scuola italiana. Ai ragazzi sono state date alcune letture preparatorie tratte da articoli di quotidiani e riviste relative a interviste a personaggi autorevoli come E. Morin e il comportamentista Paul Dix. Hanno poi preso visione del documento europeo sulle life skills.
Si è poi affrontato un dibattito in classe per far emergere valori e criticità della esperienza scolastica, ormai quasi giunta al termine (si tratta di una quarta del LES Mattei), degli studenti stessi.
Ne è emerso un quadro interessante, non univoco, con richiesta di trasmissione di valori che può a tratti sorprendere ma che pone agli insegnanti e a tutta la classe politica concreti interrogativi. L’elaborato che qui viene proposto rappresenta una lucida disamina di quanto emerso nel lavoro didattico.
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